Stileliberty
-Fiction movie-
Directed and produced by Tommaso Muzzi
Stileliberty
di Tommaso Muzzi Bonaventura© Humancase 2014
Sinossi
Marco è un uomo qualsiasi di cui non si conosce quasi nulla. La sua vita inizia a essere turbata da strani fenomeni: paralisi notturne, incubi, allucinazioni raccontati da una voce narrante in prima persona.
Attraverso un gioco di rimandi tra finzione e realismo documentaristico, la voce narrante inizia a costruire una reazione critica al proprio spaesamento, causato dai sistemi socioeconomici contemporanei, sempre più alienanti e disumani.
Marco trova espressione in forme di protesta populistica e complottistica; in questo è accompagnato da un amico (Emiliano Pergolari). I due, muniti di binocolo, passano il loro tempo nel balcone di un’abitazione a spiare i passanti e a “criticare tutto e tutti”. La tentazione giustizialista di mettere al cappio i presunti colpevoli o chiunque la pensi diversamente è forte. Ciò non placa il dissidio spirituale di Marco che, colto ancora da allucinazioni, ricerca più autentiche forme di lettura della realtà.
S’interroga sul senso delle religioni, frequenta un ebreo (Andrea Tocci) vittima di un bizzarro pestaggio da parte delle forze dell’ordine.
Nonostante i suoi molti passaggi esilaranti, il film non vuole intrattenere, ma distogliere dall’intrattenimento, portando l’attenzione su temi scomodi: lo spettatore accompagna il protagonista in una serie di esperienze estetiche impegnative sul piano emotivo. Dapprima c’è l’immersione in un turbinio di visioni e incubi, in una vera e propria orgia di simboli resa attraverso l’uso dell’animazione 2d; segue un cupo monologo teatrale sull’atrocità dell’Undici Settembre descritta dal punto di vista delle vittime (interpretato da Michele Bandini) “quante volte abbiamo visto in TV le due torri cadere? Ma quante volte ci siamo davvero soffermati a pensare cosa sia accaduto là dentro, mentre si consumava la sciagura?”. Così, la finzione teatrale arriva a sopperire all’inganno dell’informazione mediatica. Il teatro che è finzione arriva a svolgere una funzione di realismo capace di smascherare l’effetto della spettacolarizzazione televisiva.
Marco parte per un viaggio, senza meta e senza un progetto preciso. L’assurdo incontro con un politico d’estrema sinistra, vittima della sua stessa ideologia (Michelangelo Bellani) mette il protagonista di fronte al culmine del proprio malessere.
La meta del viaggio diviene più chiara: è la città, la grande Babilonia, luogo in cui i modelli consumistici trovano la loro massima espressione e in cui Marco riesce a cogliere il senso della grande truffa che si cela dietro l’inganno della diversione mediatica e della cultura dell’immagine. Ciò gli permetterà di elaborare una nuova consapevolezza basata sulla rinuncia ai modelli di successo, il cui rifiuto diviene la base della propria autoaffermazione. In ultimo egli si riconcilia con quell’alter ego (Alessandro Del Principe) che sin dalle prime battute del film visita misteriosamente le sue allucinazioni.
Stileliberty
by Tommaso Muzzi Bonaventura© Humancase 2014
Synopsis
We know almost nothing about Marco who is just a common man. His life starts to be pestered by weird phenomena: nocturnal paralyses, nightmares, hallucinations, which are narrated by a subjective voice.
Through fictional language and documentary realism, the narrative voice constructs a critical reaction to the subjective alienation, deriving from the inhumanity of the contemporary socio- economic systems.
Initially, Marco adheres to conspiracy theories and populist forms of protest; he does so with a friend (Emiliano Pergolari): they spend time on the balcony of a house “criticising everyone and everything”, using binoculars to spy people down the street. They give into extremely punitive fantasies, such as condemning to death by hanging supposed felons and people who have different opinions from theirs. However, this attitude does not placate Marco’s spiritual turmoil: as his delusional state doesn’t seem to heal, he starts to look for a more authentic interpretation of the world.
He considers questions concerning the meaning of religion and he spends time with a Jewish guy (Andrea Tocci) who was quite oddly beaten up by the police.
In spite of its many exhilarating passages, this is not an entertaining film; indeed it could be said that its main purpose is to turn everybody’s attention away from entertainment, focusing on disturbing themes; spectators are almost forced to join the main character to a series of emotionally draining aesthetical experiences: his delusions and nightmares are represented through 2D animations creating an “orgy of symbols”; a dark theatrical monologue (interpreted by Michele Bandini) explores the atrocities of the 9-11 from the victims’ perspective; “how many times have we seen on TV those collapsing towers? But who has really thought about the feelings of those who died inside those buildings?”. The theatrical drama here replaces the deficiencies of the media: what is typically fictional (drama) plays a realistic role here that is supposed to unveil the tricks of the “spectacularisation of reality” on TV.
Marco leaves for a long trip without a clear destination and plans. The main character reaches the top of his malaise after coming across a far left wing politician (Michelangelo Bellani), “who is a victim of his own ideology”.
The destination of his trip becomes clearer: it is the city, Babylon, a place in which consumerist models reach the most undeniable accomplishments. Here Marco manages to understand the great scam that is hidden behind media diversion and images of success. He elaborates a new awareness that is based on giving up stereotypical models of self-realisation. Indeed, refusing such models becomes a new and more authentic form of self-realisation. Eventually he makes it up with the mysterious alter ego (Alessandro Del Principe) who appears in all of his delusions.